
LONGARONE FIERE
Via del Parco 3, Longarone (BL)
www.longaronefiere.it
WEB ART - Viale XXIV maggio 11
31100 Treviso - www.webartmostre.it
T. 0422 430584 - M. 328 4851819
Direzione artistica: Franco Fonzo
Italia

© ARTE FIERA DOLOMITI - LONGARONE FIERE (BL)
Walter Marin , Crocetta del Montello (TV) 1957, allievo di Vedova all’Accademia di Belle Arti di Venezia . E un figurativo che approfondisce diverse tecniche espressive ,dal bianco e nero al colore, dalla grafica , alla pittura. Sperimenta diversi materiali tra i quali resine , stucchi , legni pregiati e dorature.
L’artista, alla riscoperta dei classici,affronta temi che spaziano tra il sacro, con le visioni del Cristo, al paesaggio naturale e di archeologia industriale, ai temi sociali e alla musica , con la quale mantiene un legame fortissimo nelle tele in cui rivivono gli ambienti e i protagonisti della musica dal jazz al progressive rock . Ha esposto con personali in molte gallerie nazionali e internazionali tra cui Asolo (TV),Bassano (TV), Cortona, Bologna, Lecce, Milano,Padova,Pesaro,Roma,Torino,Treviso, Venezia, Ascona (Svizzera), Gmünd (Austria) ,Vienna e a Parigi, Londra, New-york, Stoccolma, Dubai. Alcune delle sue opere sono presenti in musei e fondazioni nazionali. E’ inserito nei più importanti cataloghi d’arte italiani, in raccolte d’arte internazionali,nonchè in diverse pubblicazioni d’arte nazionali . Vive e lavora nel suo studio a Treviso e per certi periodi a Tricase (LE).

La mostra, concepita come un incontro tra l'arte visiva e la musica, va ben oltre la semplice illustrazione o rappresenta zione figurativa. Qui, l'artista non solo ritrae i grandi maestri della chitarra elettrica – Jimi Hendrix, Eric Clapton, David Gilmour , ma li trasforma in installazioni che esprimono un'intima fusione tra suono, immagine e concetto. Le opere non si limitano ad essere "quadri" nel senso tradizionale del termine, ma si fanno esperienza sensoriale, in cui la pittura di venta parte di un sistema tridimensionale che coinvolge direttamente lo spettatore, il corpo e lo spazio. Per Jimi Hendrix, Marin non ci presenta un ritratto statico, ma costruisce intorno alla figura del musicista un contesto visivo che allude alla sua energia esplosiva e alla sua costante ricerca di nuovi orizzonti sonori. I capelli di Hendrix, avvolti da filamenti colo rati e da cavi elettrici, non sono solo un riferimento iconografico alla sua immagine di ribelle e innovatore, ma diventano simboli di una connessione fisica e mentale con la sua chitarra. L'uso dei jack, fa pensare a una "invasione" dello spazio, come se la sua musica, impetuosa e senza confini, dovesse farsi sentire oltre i limiti della tela, fuori dal quadro. Si tratta di un'opera che intende visualizzare il flusso continuo e caotico della sua musica, fatta di energia e frammen tazione, di libertà espressiva che non si arresta mai. In Eric Clapton, l’installazione si presenta come forma di grande eleganza, con la chitarra sagomata. La pittura si intreccia con la scultura, suggerendo che la Stratocaster è più di uno strumento, è parte integrante dell’identità dell’artista. Il ritratto di Clapton non è un semplice ri mando alla sua figura, ma è parte della composizione, suggerisce che la sua presenza è "incarnata" dallo stru mento. Clapton, a differenza di Hendrix, non è raffigu rato nell’atto di demolire i confini musicali, ma teso al controllo assoluto e misurato del suono. Il simbolo della chitarra come elemento pittorico e scultoreo sottolinea la sua perfezione tecnica, ma anche la capacità di rimanere fedele alla tradizione del blues, trasmutata in un linguag gio universale e senza tempo. Per David Gilmour, Marin sceglie il triangolo come forma significante, probabil mente un richiamo a una dimensione quasi metafisica del suo suono. Il triangolo è stabilità e perfezione geometri ca, ma allo stesso tempo è tensione, movimento interno, come se le corde della chitarra sostenessero l'equilibrio del tutto. Qui il suono con la sua caratteristica distensio ne melodica e la sua ricerca di "spazio" sonoro, diventa percezione visiva di un ordine più sottile e astratto, dove l'installazione gioca con il vuoto e il pieno, l'armonia e la dissonanza. Il triangolo e il volto di Gilmour richiamano una riflessione sul rapporto tra la geometria della musica e la percezione estetica, lo strumento crea non solo suo ni, ma anche "forme" nell'aria. Ogni installazione, pur mantenendo una forte identità visiva, trascende la mera rappresentazione e diventa il racconto del legame tra il musicista e lo strumento, tra la sua arte e la sua visione del mondo. Marin non celebra le icone di questi musici sti, ma entra nel loro universo sensoriale e concettuale, restituendo l’essenza di una musica fatta di suoni e di silenzi, di tensione e rilascio, di colori e forme. L’instal lazione è trasposizione tridimensionale del non visibi le, ma profondamente percepito: il flusso del suono, la vibrazione dell'anima, il respiro di un'arte che sfida le leggi della fisica e della pittura. Queste opere, pur nella loro diversità di approccio, condividono la stessa ten sione: quella tra il visibile e l'invisibile, tra il materiale e l’immateriale. Marin sa che ogni pennellata, ogni filo, ogni sagoma non è solo forma o colore, ma segno di una condizione più profonda, quella dell’esistenza stessa di questi musicisti che nel nostro immaginario collettivo sono miti del rock. In questo dialogo tra arte visiva e mu sica, tra pittura e scultura , l'installazione si fa simbolo, respiro e memoria di un'epoca irripetibile.
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