IL BOSCO FERITO – OMAGGIO AD AUGUSTO MURER                            a CURA DI Alessandra Santin 

IO FACCIO PARTE DI QUESTI ALBERI.

- Appartengo al mondo della montagna. Non mi sono mai veramente allontanato da qui, da Falcade. Faccio parte di questi alberi. – Così parla di se stesso Augusto Murer in un documentario messo a disposizione dall’archivio del Museo omonimo di Falcade. Quando chiese all’architetto Giuseppe d’Avanzo di Treviso di progettare il suo atelier si raccomandò che nessun albero dovesse essere abbattuto per la costruzione; che il terreno venisse rispettato nelle sue pendenze e che la luce verticale e da nord scendesse uniforme nello spazio. Mario Rigoni Stern ricorda come l’amico scultore vedesse nei tronchi dei suoi boschi la fatica del lavoro degli uomini, la solitudine delle donne e l’innocenza dei bambini. Il lavoro di ricerca creativa di Augusto Murer affidava principalmente al legno le proprie sperimentazioni. Il legno degli alberi era la materia che per prima aveva dato all’artista le possibilità di analisi della realtà e gli strumenti della comunicazione poetica del suo sentire.

Non stupisce quindi che Mario Vidor, per fare omaggio ad Augusto Murer in occasione del centenario della sua nascita, abbia scelto un corpus di opere unico nel suo genere: il paesaggio montano tragicamente devastato dalla tempesta Vaia. Innanzitutto ci sono gli alberi abbattuti, migliaia di corpi morti allineati al suolo. Una ferita devastante nel territorio, un vuoto quasi incolmabile, una violenza inaudita e incomprensibile che ricorda nel Novecento la mattanza delle guerre e della Shoa. Il sapere compositivo del maestro della fotografia Mario Vidor affida alla massa omogenea color legno tranciato, il compito di dialogare con il verde dei boschi superstiti. In essi è visibile la forza della resistenza e della resilienza. Le campiture differenti esprimono perfettamente il dualismo ricercato. Concettualmente nelle opere fotografiche si rende visibile l’incontro di Presente e Passato, della vita e della morte, della tragicità dell’esistenza e contemporaneamente la bellezza della speranza e la fiducia in un futuro vitale. Non manca in questi scatti l’attenzione all’operatività umana, la testimonianza del lavoro degli operai, in prima linea con l’uso delle macchine e della tecnologia quali elementi non solo in contrasto ma anche in aiuto della Natura. Pare di sentire il loro rumore stridente entro i silenzi antichi dei boschi inviolati. Il bisogno di rivivere questi luoghi come patrimonio comune. Temi che caratterizzano, già si diceva, la ricerca e la vita di Augusto Murer, anticipatore da un lato delle tematiche ambientali e contemporaneamente testimone dei drammi del secolo scorso. Nelle opere fotografiche di Mario Vidor tutto ciò si rispecchia perfettamente: lo skyliner dei monti ricostruisce i confini dello sguardo di Murer, il legno riconduce alle opere monumentali più note nel territorio, e il dramma della morte si coniuga con la denuncia della guerra e con le visioni incredibili della sua devastazione. Ad esse si oppone la creatività e l’arte di Mario Vidor che ribadisce l’importanza di credere e operare per la resistenza e la ricostruzione: le cifre tematiche e stilistiche del grande scultore di Falcade, uno degli artisti più noti della seconda metà del Novecento.

Alessandra Santin

MARIO VIDOR

MARIO VIDOR è nato nel 1948 a Farra di Soligo. Dalle prime esperienze pittoriche negli anni Ottanta, la sua attenzione si è in seguito focalizzata sulla fotografia.

Dal 1982 la sua personale ricerca - partendo dalla lezione dei maggiori maestri dell'immagine di questo secolo - si sviluppa in due direzioni: l'indagine storico-scientifica e il linguaggio creativo.

Alla sua prima pubblicazione "Sulle terre dei Longobardi" (1989), sono seguiti numerosi altri volumi di fotografia, e alcune singolari cartelle foto-litografiche.  A Pontremoli nel settembre del 1992, con il libro "Semplicemente Italia" ha ricevuto il Premio bancarella. Altri premi da menzionare: a Padova per la miglior fotografia veneta (1996) il Premio "Carlo Goldoni", a Macerata, il Premio "Territorio Odissea 2000"(1998), per il libro "Le torri di Babele" e, a Orvieto nel marzo 2002, con il libro "Pagine Bianche", si è classificato primo nella categoria "Fotografia Creativa" e a Garda (VR) nel maggio 2003 ha ricevuto il riconoscimento B.F.I. dalla FIAF e nel nel 2014 il riconoscimento A.F.I. e nel 2018 il riconoscimento I.F.I.

Ha tenuto numerosissime mostre personali (oltre 300) nelle principali città italiane e all’estero in Francia, Germania, U.S.A., Repubblica Popolare Cinese, Croazia, Austria, Slovenia, Canada, Russia. In particolare: Frame O’Rama, New York (USA); Sicof Cultura, Milano (I); Mostra Internazionale della Fotografia, Parigi (F); Samara Art Museum, Samara (RU); Il Diaframma, Milano (I); nei musei croati di Albona, Fiume, Pinguente, Rovigno e Zagabria; Photokina, Colonia (D); Centro Internazionale d’Arte Contemporanea, Pechino (CINA); Associazione Culturale Italo-Tedesca, Venezia (I); Fondazione Querini Stampalia, Venezia (I); Spazio Olivetti, Venezia (I); Charles Scott Gallery Emilicars Institute of art e design, Vancouver (CA); Museo Wagner, Bayreuth (D); nei musei ucraini di Vinnitsya, Tulchyn, Ladyzhyn; ed a Arles (F) in occasione del Mois de la Photografie Galerie du Crédit Mutuel. Sue opere sono conservate nelle collezioni di musei e gallerie: Diaframma, Milano; Museo Civico di Vittorio Veneto; Fondazione Querini Stampalia, Venezia; Musei croati di Albona, Pinguente, Pisino, Rovigno; Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi; Fondazione Internazionale delle Arti Contemporanee di Pechino, Charles Scott Gallery Emilicars Institute of art e design di Vancouver in Canada, alla Biennale di Brescia, a Mosca, Russia, Savvinskaja Naberezhnaja Gallery, a Samara, Russia, (Samara Art Museum), a Omsk, Russia (Omsk Gallery), alla Biennale di Venezia, al Centro Culturale Candiani di Mestre (VE), a Venezia (Palazzo Zaguri) e a Pechino (Photo Beijing 2018)